sabato 2 giugno 2012

Le faglie dello Stretto di Messina e il rischio sismico tra Calabria e Sicilia

Nell’ultimo secolo, dopo la catastrofe del 1908, lo stretto di Messina è stato oggetto di studio di molti scienziati venuti da tutto il mondo per capire la complessa conformazione geologico strutturale dell’area.
Ancora oggi abbiamo più di una teoria riguardo l’evoluzione dello stretto durante le varie ere geologiche.
Tra queste quella che può essere ben applicata alla realtà dello stretto 

attribuisce a tale area una struttura a “Graben”, ossia in termini geologici vuol dire che lo stretto non è altro che una depressione di natura tettonica formatasi in 125mila anni, grazie al ripetersi di grandi terremoti che gradualmente hanno allontanato la Sicilia dal resto del continente.
Di grande importanza sono le caratteristiche rocciose dei rilievi che contornano lo stretto, infatti sia i Peloritani (riva siciliana) che il massiccio dell’Aspromonte (riva calabrese) hanno la stessa conformazione.
Questo sta ad indicare in epoche passate la Sicilia era unita al resto del continente , avvalorando la teoria che vede il “Graben” come struttura dominante della zona.



Lo stretto di Messina si trova proprio nel centro del Mediterraneo, in una zona molto instabile dal punto di vista tettonico.
Infatti proprio qui convergono ben tre placche continentali, ognuna di esse ha un proprio movimento che le porta a scontrarsi formando cosi un sistema di faglie normali lungo complessivamente 370 km, tale sistema viene chiamato “Siculo-Calabrian rift zone”.
Questo complesso sistema di faglie si estende in modo continuo dalle coste tirreniche calabresi, prolungandosi attraverso lo stretto di Messina, lungo la costa ionica della Sicilia fino a raggiungere gli Iblei orientali(Sicilia sud-orientale).
Proprio sotto lo stretto passano diverse faglie di carattere distensivo, ovvero tali strutture tettoniche sono caratterizzate da particolari movimenti orizzontali dovuti ai continui spostamenti delle placche continentali.
Molte di queste faglie sono tuttora poco conosciute poichè si trovano a circa 6-8 km sotto il fondale dello stretto.
Secondo recenti studi le faglie presenti lungo dello stretto sono collegate con le numerose faglie dell’area aspromontana, responsabili della crisi sismica del 1783 e dei numerosi eventi franosi sulle colline a nord dell’Aspromonte.
Come cambiò lo stretto dopo il devastante sisma del 28 Dicembre 1908 ?
Il presunto epicentro del sisma del 1908


Durante il violento terremoto le coste della Sicilia e della Calabria, improvissamente libere di muoversi, si allontanarono di colpo di 70 centimetri.
Contemporaneamente , grazie a una ricerca condotta dall’istituto geografico militare italiano nel 1909, si scropri che la costa calabrese sprofondò di 55 centimetri rispetto al livello del mare, mentre quella siciliana arrivò a meno 75 centimetri.
Studi successivi evidenziarono come la notevole“Subsidenza”, ossia lo sprofondamento del suolo, sia interpretabile per mezzo di una faglia normale o un sistema a doppia faglia che scorre parallelo all’asse dello stretto.
Alcuni importanti sismologi ipotizzano per l’evento del 1908 un meccanismo di rottura secondo un sistema sismogenetico costituito da due faglie disposte in una struttura a “Graben” al di sotto dello stretto.


 Il terremoto del 1908 può essere ritenuto caratteristico dell’area dello stretto ?
Ancora oggi la questione che ritiene il sisma del 1908 come caratteristico dell’area dello stretto rimane ancora aperta.
Molti studiosi sono titubanti nell’applicare la teoria del terremoto caratteristico in una zona dove è presente una complessa situazione tettonica.
Addirittura ancora oggi, nel 2008 a 100 anni esatti dal drammatico sisma, non è stata individuata con certezza la faglia generatrice dell’immane terremoto del 1908.
Nello stretto sono presenti diverse faglie distensive che per la loro modesta lunghezza, inferiore ai 10 km, non possono essere candidate per l’evento del 28 Dicembre 1908, al massimo possono generare eventi sismici di moderata energia , come quello del 16 Gennaio 1975 che ebbe un potenziale di 4.7 di magnitudo, il più forte sisma che ha colpito lo stretto dopo il 1908.
Secondo la teoria del terremoto caratteristico è possibile che al di sotto dello stretto, a circa 6-10 km di profondità, agisca una “faglia cieca” che di tanto in tanto scarica tutta l’energia accumulata dal movimento delle placche crostali in un sisma di forte magnitudo con un tempo di ritorno di circa 1000 anni.
Purtroppo non abbiamo dati sufficenti che possano confermare tale teoria del terremoto caratteristico, proprio per questo non possiamo ritenere con certezza che il sisma del 1908 sia caratteristico dell’area dello stretto.

E’ vero che prima o poi lo stretto sarà colpito da un nuovo fortissimo terremoto ?
Secondo alcune evidenze paleosismologiche lo stretto in varie epoche passate è stato colpito più volte da forti sismi che hanno modellato a dovere l’asetto geomorfologico di tale area.
Si può facilmente dedurre che il terremoto del 1908 è solo l’ultimo della catena e prima o poi ne seguirà un’altro che avverà quando la struttura sismogenetica sarà nuovamente carica di energia.
Certo prima che la faglia sia completamente carica di energia bisogna aspettare molti anni, si parla di secoli addirittura, ma questo non vuol dire che prima lungo lo stretto non avremo nuovi sciami sismici di una certa rilevanza, come avvenuto nel Gennaio 1975.
Lo schema definitivo della teoria concernente l’origine dello tsunami 1908 legata ad una frana sottomarina. Si notano tutti i dettagli: il tempo di arrivo dello tsunami rispetto alla scossa sismica (ttt); l’epicentro prossimo all’area di massima dislocazione del fondo marino; la frana con la nicchia di distacco (seafloor reentrant); il run-up massimo a S. Alessio; il viaggio sottomarino della corrente torbiditica fino alla distruzione dei cavi telegrafici. Un mirabile esempio di ricostruzione scientifica. Si ringrazia il dott. Andrea Billi per la gentile concessione dello schema (tratto da “Reply to Comment by Andrea Argnani et al. On “On the Cause of the 1908 Messina Tsunami, Southern Italy”, Geophys. Res. Lett., 36, L13308, doi: 10.1029/2009GL037499, 2009)

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